martedì 28 febbraio 2012

Persa un'ottima opportunità per valorizzare i territori montani e collinari delle provincie di Parma, Piacenza e Reggio-Emilia


La maggioranza di sinistra boccia il progetto di legge del Consigliere Regionale leghista Roberto Corradi, per l'istituzione di "Lunezia, regione del gusto e della cultura".

Persa un'ottima opportunità per valorizzare i territori montani e collinari delle provincie di Parma, Piacenza e Reggio-Emilia, sacrificati sull'altare del bolognacentrismo regionale.








C O M U N I C A T O       S T A M P A


La Regione “bolognocentrica” affonda il progetto per promuovere
“Lunezia, regione del gusto e della cultura”

La maggioranza di sinistra dell’Assemblea Regionale dell’Emilia-Romagna, ha bocciato il progetto di legge del Consigliere leghista, Roberto Corradi, finalizzato a valorizzare i legami storico-culturali delle località comprese nelle Provincie di Parma, Piacenza e Reggio-Emilia, facenti parte della tradizionale “area lunense”, recentemente declina nel termine “Lunezia” (coniato dal Dr. Alberto Grassi -già Presidente del Tribunale di Parma-); che si prefiggeva l’obiettivo di dar vita ad una “regione del gusto e della cultura”, visto come prodotto turistico per il rilancio di territori ora marginalizzati, ma con grandi potenzialità.  
Le vere motivazioni della bocciatura sono state riassunte dal Consigliere Montanari del PD, che ha denunciato il pericolo (evidentemente condiviso dal suo partito), che il progetto di legge potesse rappresentare l’inizio di un percorso finalizzato a dividere la Regione Emilia-Romanga.
Per il leghista Roberto Corradi: “Con la bocciatura della mia proposta di creare “Lunezia, regione del gusto e della cultura”, la maggioranza di sinistra ha dimostrato ancora una volta la pervicace volontà accentratrice, ed al contempo un assoluto disprezzo per il patrimonio culturale-storico ed ambientale dei territori collinari e montani delle Provincie di Parma, Piacenza e Reggio-Emilia.  Tutto ciò che rappresenta le tradizioni e l’identità dei territori  è percepito, dalla maggioranza di sinistra, come un attentato all’imperante  bolognocentrismo, che da sempre caratterizza l’azione della Regione.   Nel mio intervento ho fatto notare che nel 1987 (25 anni or sono), Consiglieri Regionali, tra cui l’attuale parlamentare PD Castagnetti, e l’allora Consigliere  PCI Carri,  avevano presentato un analogo progetto di legge per la: “Promozione e valorizzazione delle zone matildiche”, nel cui articolo 1 si legge: La Regione Emilia-Romagna…. Considerata la tradizione storica canossiana nei territori della Padania – con la presente legge dispone interventi e provvedimenti tendenti,… alla valorizzazione della cultura ..  alla tutela di aspetti monumentali e ambientali, nel quadro di una vitalizzazione dell’Appennino e dei territori pedecollinari.”; prevedendo altresì,  all’art. 12, che: “La Giunta regionale promuoverà intese con le Regioni Toscana e Lombardia,…” Viene da pensare che i “compagni” di 25 anni fa (che avevano paura ad usare il termine Padania), erano per certi versi meno “trinariciuti” degli attuali “Pidini”, che temono (forse perché meno forti dei loro predecessori), di perdere il loro potere bolognocentrico; al punto di aver paura perfino di una “regione del gusto e della cultura”, forse perché la loro attuale concezione di Regione ha poco a che fare con la cultura ed ancor meno con il buon-gusto (almeno per quanto riguarda le politiche che si ostinano a perpetuare).
Bologna, 28 febbraio 2011.                                                   Ufficio Stampa Gruppo Lega Nord
                         

                                                                                   Segretario Provinciale Lega Nord

                                                                           Consigliere Rgionale gruppo Lega Nord

                                                                                          Avv. Roberto  Corradi                                


mercoledì 8 febbraio 2012

Ius soli: sono altre le priorità.


Qualche giorno fa il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha affermato che “negare la cittadinanza ai bambini nati in Italia da genitori stranieri immigrati, è un’autentica follia”. Ci sembra un enorme controsenso da parte del Presidente Napolitano intervenire su questo argomento quando ci sono migliaia di cittadini italiani (in Italia e all’estero) che ogni giorno vedono calpestati i propri Diritti sanciti dalla Costituzione. Proprio in questi giorni ci sono alcuni cittadini italiani in grave difficoltà all’Estero che dalle nostre dipendenze diplomatiche non ricevono alcun aiuto perché, a loro dire, non vi sono i mezzi per farlo. Che dire poi delle migliaia di italiani che a causa di questa crisi si trovano in uno stato d’indigenza tale che devono rimandare il curarsi a causa dei ticket su esami e farmaci o che devono aspettare mesi e mesi per fare un esame clinico perché non si possono permettere di pagare una visita privata? Per non parlare poi dei milioni di cittadini italiani che vivono in questo periodo sotto il livello di povertà. Non sarebbe logico pensare prima a loro? E poi ci sono alcuni rischi che crediamo il Presidente Napolitano abbia sottovalutato. 
Il primo: i mercanti di esseri umani approfitterebbero di un’eventuale legge volta a garantire la cittadinanza dei bambini figli d’immigrati nati in Italia come arma di convincimento per aumentare a dismisura i loro sporchi affari. E’ già avvenuto in passato quando si è parlato di sanatorie o di aprire le porte a tutti. E poi c’è il rischio concreto che una massa di donne straniere vengano volontariamente a partorire in Italia con l’obiettivo di avere per i loro figli (e magari anche per loro) la cittadinanza italiana. 
Il secondo: quello legato a una massiccia immigrazione straniera in un momento in cui anche i vertici dello Stato ammettono che c’è troppa disoccupazione e che è necessario bloccare totalmente le quote dei flussi migratori verso il nostro Paese; molti degli attuali disoccupati nel nostro Paese sono extracomunitari e rischiano di ritrovarsi in uno status di “immigrati clandestini” nel giro di pochi mesi e quindi a rischio di espulsione. Con lo ius soli ci si potrebbe trovare nell’assurda situazione di dover espellere il genitore extracomunitario e di dover garantire il mantenimento e il futuro del figlio cittadino italiano. Davvero assurdo.
Il terzo: in mancanza di precise norme applicative, tutti i figli dei clandestini (secondo la Caritas i clandestini sarebbero ora circa 500.000) nati nel nostro paese avrebbero titolo per acquisire la cittadinanza italiana. Questo farebbe immediatamente registrare un incremento di tipo esponenziale degli arrivi di clandestini tenuto anche conto della crisi economica e politica che affligge i paesi nord-africani e a Sud del Sahara. Le norme sulla cittadinanza facile sarebbero una calamita irresistibile per una moltitudine d’immigrati che, oggettivamente, non siamo in grado di accogliere. L’integrazione è un procedimento complesso che non si può liquidare con qualche dichiarazione a effetto. Il quarto:  l’integrazione dei musulmani nei paesi occidentali risulta molto difficile come mostrano i frequenti episodi criminali verso i propri congiunti, soprattutto donne, che desiderano in qualche modo integrarsi. In Italia i musulmani sono già oltre un milione: vogliamo con una legge sulla cittadinanza così permissiva favorire la creazione in Italia di uno stato a prevalenza musulmana? Vogliamo favorire l’islam integralista nel suo obiettivo di distruggere l’Occidente?
Si sfrutta l’immagine dei “poveri bambini” che nascono in Italia da genitori stranieri per mascherare il vero obiettivo che è quello di arrivare a impedire l’espulsione dei clandestini e dare il voto agli immigrati in tempi brevi per cambiare così in maniera artefatta l’equilibrio politico. In un momento grave e difficile come questo per il popolo italiano parlare di garantire il Diritto alla cittadinanza ai figli degli stranieri aumentando ulteriormente i flussi migratori verso il nostro Paese, ci sembra francamente fuori luogo. Il nostro Paese è in crisi e avrebbe bisogno di ben altro che di discutere del diritto di voto o di cittadinanza agli immigrati. Le priorità sono l’economia che stenta, i nostri giovani che non trovano lavoro, i nostri anziani in difficoltà, le nostre piccole e medie imprese che chiudono e non certo la legge sulla cittadinanza.

Pier Angelo Ablondi
Consigliere provinciale Lega Nord Padania
Andrea Zorandi
Segretario sezione di Parma città della Lega Nord Padania

Parma 06/02/12

domenica 5 febbraio 2012

La Lega Nord ritorna sul tema delle cave ofiolitiche.



Vorremmo rispondere al Sig. Mauro Orlandini soprattutto per precisare alcune affermazioni "di parte" fatte nei confronti della Regione, per apportare un ulteriore contributo alla discussione e una nuova visione del problema delle cave di ofioliti: cosa del resto da noi già affrontata nel recente passato.
Come avevamo previsto il tema delle cave ofiolitiche è tornato di attualità. In un momento storico ed economico di estrema “confusione” soprattutto nel mondo del lavoro riteniamo sia indispensabile trattare argomenti importanti come questo con la dovuta precisione e  in modo costruttivo: non possiamo disperdere ulteriormente il patrimonio di posti di lavoro del nostro territorio, soprattutto in aree che già tanto hanno pagato negli ultimi decenni. Ancora una volta dobbiamo rimarcare come la discussione sulle cave ofiolitiche continui a ignorare un tassello fondamentale: Il “Progetto Regionale Pietre Verdi”. Sull’esperienza maturata con questo progetto era stata elaborata una proposta per il monitoraggio nel dettaglio delle attività estrattive su siti ofiolitici.
Per fare chiarezza ancora una volta sull’argomento:
  1. nel 2009 era stato elaborato un disciplinare di accordo tra la RegioneLa Provincia, l’ARPA e tre ditte esercenti pietrischi ofiolitici che prevedeva di testare l’applicabilità di una proposta di Classificazione dei giacimenti di ofioliti ed utilizzo dei materiali estratti in funzione del loro contenuto di amianto. Tale proposta, fatta propria dalla Provincia di Parma, è riportata all’Allegato E delle Norme Tecniche di Attuazione della Variante Generale al Piano Infraregionale delle Attività Estrattive (PIAE), approvata con Deliberazione di Consiglio Provinciale n. 117 del 22 dicembre 2008 e sarebbe dovuta trasformarsi in una normativa regionale sulla classificazione dei giacimenti di ofioliti e sull’utilizzo dei materiali estratti in funzione del loro contenuto di amianto. La nuova normativa in esame prevedeva una serie di indagini periodiche sui fronti di cava, sul materiale estratto, sul materiale lavorato e sull’ambiente di lavoro: l’evidenza di filoni di amianto avrebbe comportato lo spostamento del fronte. Si sarebbero risolti gli elementi di incertezza e problematicità inerenti all’escavazione delle ofioliti appenniniche, con particolare riguardo alla sicurezza sanitaria dei residenti e degli addetti ed all’utilizzo finale dei materiali estratti, al fine anche di evitare danni economici e di immagine alle ditte del settore. Non dimentichiamo che nella difficile situazione occupazionale delle valli appenniniche le attività estrattive rappresentano un’importante attività.
  2. improvvisamente ed inspiegabilmente il progetto si è arenato, vanificando più di un anno di lavoro; lo stop è da imputare alla Regione, perché a livello provinciale il progetto era pronto a partire. Vorremmo qualcuno ci spiegasse il perché di questo dietrofront. Perché è stato interrotto un progetto di sperimentazione, che avrebbe portato chiarezza ed un maggiore controllo anche sulla salute dei lavoratori?
  3. la Regione e la Provincia, su alcuni temi delicati come questo, dovrebbe lasciare spazio ai propri tecnici, incaricati di prendere decisioni su questioni scientifiche dove la politica mostra sempre più spesso i propri limiti. Se il “progetto pilota” non fosse stato bloccato probabilmente sarebbe già in vigore una normativa regionale chiara ed efficace per regolamentare lo sfruttamento delle cave ofiolitiche. La Lega Nord ritiene che il cittadino debba essere correttamente informato sulle problematiche che coinvolgono il proprio territorio e non essere costretto a confrontarsi sulla base di informazioni frammentarie o sull’emozione del momento.
Riassumendo, riteniamo sia necessario che venga ripreso lo studio pilota che è stato interrotto, in modo da poter in futuro applicare la circolare riportata nell’Allegato E del PIAE vigente per non inaridire ulteriormente il tessuto economico del nostro Appennino.

Andrea Zorandi
Segretario sezione di Parma città della Lega Nord Padania
Dipartimento ambiente
Sezione di Parma città della Lega Nord Padania
Parma 05/02/12

Risposta alle affermazioni de segretario provinciale del Pd.


Spesso la verità fa male.

Prendiamo atto della risposta piccata del segretario provinciale Garbi alle considerazioni che la Lega Nord ha fatto, come tanti altri, sui risultati delle primarie che hanno decretato vincitore ridimensionato e prossimo candidato sindaco Vincenzo Bernazzoli. A Parma c’è un termine che indica in modo perfetto lo stato d’animo che attanaglia il segretario Garbi ed è “ bruzer” ; quando si partecipa ad una competizione, ad un confronto ed il risultato ottenuto non è quello sperato si “ brucia”, ci si arrampica sugli specchi per cercare giustificazioni che non ci sono e si polemizza con acredine con chi rimarca che il risultato ottenuto non è quello sperato in partenza.
Garbi accusa la Lega Nord di non aver mai fatto niente per Parma: dimentica che la Lega Nord, per nostra e sua fortuna,  non era presente nella giunta che fino a poco tempo fa amministrava il Comune, che ha sempre cercato dall’esterno di fare proposte costruttive, quasi sempre cadute nel  vuoto, e che i risultati dell’operato degli amministratori di sinistra in Provincia e dell’opposizione sempre di sinistra in Comune hanno lo stesso valore del nostro “far niente”.
Se il nostro è un modo vecchio di fare politica, Garbi dovrebbe spiegare a noi e soprattutto ai cittadini se il modo nuovo di fare politica è quello messo in atto a Roma dal suo partito, con l’appoggio acritico ad un governo imposto dall’alto, non scelto dagli elettori e che tartassa i deboli ma lascia in pace i forti. Ma forse il partito del segretario Garbi ama talmente i ceti meno abbienti, i poveri, che vorrebbe che tutti diventassero più poveri per avere più persone da amare. Il Sig. Garbi vuole emulare il grande Ettore Petrolini, che recitava: “se occorre prendere dei soldi bisogna prenderli ai poveri, perché hanno poco, ma sono in tanti”. Ma Petrolini faceva ridere…..Garbi e i suoi fanno sul serio.

Pier Angelo Ablondi
Consigliere Provinciale Lega Nord Padania
Andrea Zorandi
Segretario sezione Parma città della Lega Nord Padania

Parma 04/02/12